La pazza corsa di Ebola in Liberia

ebolaHo avuto la fortuna, se così si può dire, di seguire la pazza corsa di Ebola in Liberia fin dall’inizio dell’anno. Dato che Aifo da molto tempo ha dei progetti in Liberia, sono in contatto con chi ci lavora, come espatriato e come locale. Ebola è stata prima una paura, poi una lontana minaccia che ha preso sempre più corpo fino a diventare quello che è adesso. Ora la Liberia è effettivamente un paese in una situazione drammatica dove il già debole sistema sanitario è stato in parte cancellato dalla morte di molti operatori sanitari, dove la situazione di sicurezza interna, dopo un lungo periodo di guerra civile, rischia di nuovo di degenerare.

Le persone sono diventate più diffidenti tra di loro e lo sono anche verso lo Stato, completamente incapace di gestire la situazione se non in termini militari. Nascono leggende metropolitane, come racconta Clara di Dio volontaria di Aifo che negli ultimi mesi ha abitato a Monrovia. Nascono leggende secondo cui la malattia sarebbe addirittura un’invenzione del governo per attirare nuove sovvenzioni internazionali; ci si rivolge perfino alla medicina tradizionale che in questo caso ha poco da dire. Silvia Pochettino in un un post su “devreporter network” ha giustamente parlato anche di un problema di informazione. La gente non capisce perchè non può abbracciare i suoi malati o seppellirli perché non si è fatta una comunicazione capillare su come prevenire il contagio. A proposito di informazione non calata dall’alto ma alla pari, l’esperienza di Aifo con il metodo della riabilitazione su base comunitaria ha tutti i requisiti per fare la sua parte.

Ebola è solo un virus, e nemmeno tanto virulento, non lo si prende come una normale influenza, ma bisogna venire a contatto con dei fluidi umani che a loro volta devono oltrepassare la nostra pelle. La sua pazza corsa non è dovuta alla sua forza ma al comportamento umano e ancora di più alla mancanza di un sistema sanitario, di personale sanitario addestrato, di uno sviluppo che per la Liberia non è mai avvenuto se non in termini di sfruttamento delle sue risorse. Tutto questo viene chiaramente denunciato nel rapporto (Ebola epidemic exposes the pathology of the global economic and political system) del People’s Health movement che malinconicamente termina così: “L’epidemia, con ogni probabilità, seguirà il suo corso e poi si spegnerà dopo aver lasciato dietro di sé una scia di morte e distruzione. Finirà non perché noi, come comunità globale avremmo fatto qualcosa, ma a causa della natura del virus stesso. Questa storia ci insegnerà qualcosa? O saranno ancora gli affari e decidere per tutti?”.

4 risposte a "La pazza corsa di Ebola in Liberia"

  1. <> : non ti sembra che il recente caso in Spagna induca a rivedere le modalità di trasmissione, che nell’articolo mi sembrano un po’ “sottodimensionate” ? Grazie

    • Ciao Marco,
      non sono un medico e le mie conoscenze sono limitate, ma sono un giornalista e diffido spesso dell’informazione mainstreaming che tende a spettacolarizzare e ad allarmare. Per le cose che ho letto, Ebola ha la caratteristica di avere un’alta mortalità per chi s’ammala, ma non si trasmette facilmente.

      • Caro Nicola, seguo l’emergenza sanitaria in Sierra Leone da quando sono scoppiati i primi focolai nel Paese, dato che ci ho vissuto nel 2012, e concordo pienamente con quanto dice Marco. Sei un giornalista e pertanto sai meglio di me quanto sia importante dare informazioni accurate, soprattutto in questo preciso momento dove sia l’OMS che MSF sono in allarme per la grande portata che sta avendo tale epidemia. Non voglio polemizzare, trovo soltanto il tuo articolo un pó troppo approssimativo in riferimento alla trasmissione del virus. L’ebola, infatti, si trasmette sì, come dici bene, attraverso fluidi umani, ma questo include anche la sudorazione. E si sa, in Paesi a clima tropicale come Sierra Leone e Liberia, non sudare é praticamente impossibile. Sudare e non entrare in contatto con altre persone é altrettanto impossibile perché lì, nonostante tutto, la vita continua e deve continuare! Trovo perciò interessante dare una letta ai vari articoli sull’argomento, proprio per non cadere in quell’informazione che tende a spettacolarizzare e ad allarmare come dici. Suggerirei questo articolo del Post http://www.ilpost.it/2014/10/02/ebola-liberia/ come punto di partenza, perché se é vero che non si deve fare informazione allarmista, non si può nemmeno sminuire il problema o sottodimensionarlo.
        Quanto alla diffidenza delle persone nei confronti dello Stato e di conseguenza alle strutture sanitarie preposte per curare gli ammalati, nonché all’indebolimento del sistema sanitario nazionale, per quanto riguarda la Sierra Leone, realtà di cui sono più a conoscenza, purtroppo ti devo dare tristemente ragione. Per questo é necessario che la prevenzione e la cura degli ammalati e non avvenga, in primo luogo, attraverso una buona e corretta informazione.

  2. Ciao, in effetti se si leggono le informazioni presenti sul sito del Ministero della Salute, si può giungere alla conclusione che il virus Ebola se affrontato “responsabilmente” può essere contenuto facilmente. Ed in effetti davanti alla mancanza di una terapia efficace, l’unica soluzione è impedire il contagio con l’isolamento tempestivo dei pazienti affetti dal Virus. Detto questo resta il problema dei casi che si stanno manifestando nel mondo “industrializzato” e come sia possibile che ad oggi non è ancora chiaro come l’infermiera spagnola si sia contagiata.

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