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MONGOLIA: le persone con disabilità attivisti per l’inclusione

Narangerel dopo l’incidente ha perso il suo lavoro ma ha ritrovato la sua via come ricercatore

Tamirkhuu Narangerel è una persona istruita, un chimico laureato con una specializzazione in management ambientale presa all’università di Bangkok in Thailandia. Vive a Ulaanbaatar con sua moglie e due figli; una posizione sociale invidiabile la sua, quando un imprevisto sconvolge improvvisamente la sua vita. Un incidente gli procura danni alla colonna vertebrale facendogli perdere l’uso delle gambe. Questa significa per lui la perdita del lavoro e della sua posizione sociale, un trauma che lo porta a perdere fiducia nella vita, soprattutto nel suo futuro. Smette di uscire di casa, anche le sue relazioni sociali, eccetto quelle famigliari, si interrompono. Tutta una serie di situazioni negative si innescano e si rafforzano l’una con l’altra, portando Tamirkhuu in una situazione di isolamento senza via di uscita.

Una via di uscita, timidamente, si apre però quando conosce il progetto “Closing the gap” finanziato dall’Unione Europea e da AIFO con il supporto della Ong locale Tegsh Niigem.
Il progetto vuole coinvolgere direttamente delle persone con disabilità per realizzare una vita indipendente e lo fa attraverso la ricerca emancipatoria, dove sono gli stessi disabili a diventare protagonisti nella ricerca dei modi per superare le barriere che si possono incontrare nella vita quotidiana, barriere di ogni tipo, sia architettoniche che di mentalità.
La proposta sembra fatta su misura per una personalità come quella di Tamirkhuu che diventa uno dei 30 giovani ricercatori con disabilità più attivi sul campo; per la prima volta dopo l’incidente riprende a lavorare, a vivere relazioni di lavoro e di amicizia. Traduce dei documenti dal mongolo all’inglese e presenta una sua relazione al congresso mondiale sullo sviluppo inclusivo su base comunitaria che si svolge in Mongolia nel 2019.
Diventa così naturale per lui partecipare al Global Disability Innovation Hub (GDI Hub), un progetto di ricerca che vede la collaborazione di AIFO, Tegsh Niigem e Universal Progress, il centro per la vita indipendente di Ulaanbaatar. IL GDI Hub si propone, attraverso il coinvolgimento di ricercatori con disabilità, di studiare l’inclusività e l’accessibilità degli ambienti e di trovare soluzioni nel design per superare gli ostacoli.

Tamirkhuu lavora nel progetto come co-ricercatore nel suo paese proprio durante la pandemia. Organizza anche un seminario on line in occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità in cui presenta il lavoro effettuato sul campo.
Un’altra attività che porta avanti, parallelamente alle altre, è il suo incarico di formatore all’interno del Centro per la vita indipendente.
Grazie anche ad AIFO, Tamirkhuu oggi è un uomo che vive pienamente, nonostante le sue difficoltà motorie, e s’impegna per le altre persone con disabilità, perché tutti possano avere la loro vita indipendente.

GDI Hub: una ricerca emancipatoria per rendere inclusiva Ulaanbaatar

Il Global Disability Innovation Hub (GDI Hub) è un progetto di ricerca sugli ambienti accessibili e inclusivi in sei paesi (tra i quali la Mongolia) finanziato dal FCDO (UK’s Foreign, Commonwealth and Development Office) che vede la presenza attiva di AIFO e Tegsh Niigem e che, per quanto riguarda la situazione in Mongolia, ha avuto un finanziamento anche dalla Asian Development Bank. Con questa ricerca si vuole conoscere la situazione in termini di accessibilità e di inclusione degli edifici pubblici e delle infrastrutture in Ulaanbaatar attraverso il coinvolgimento di funzionari pubblici, di imprenditori e, naturalmente, di persone con disabilità.
Il lavoro si è svolto in tre fasi.

Nella prima si è posta l’attenzione sull’accessibilità degli edifici pubblici a Ulaanbaatar attraverso ricerche basate sulla documentazione e si sono fatte interviste con le principali parti interessate tra cui: funzionari governativi, architetti, urbanisti, project manager e consulenti del settore sviluppo.
Nella seconda fase ci si è rivolti all’esperienza diretta vissuta delle persone con disabilità a Ulaanbaatar. Per capire questa esperienza sono state fatte le interviste, i diari fotografici e le attività di co-design e si è andati anche alla ricerca di buone pratiche esistenti sul territorio.

Infine nell’ultima fase si è fatta una sintesi dei risultati delle due fasi precedenti tenendo una serie di seminari per discutere e convalidare i risultati. Lo scopo di queste sessioni era identificare “azioni verso ambienti inclusivi” individuando sfide e opportunità condivise tra i diversi portatori di interessi. I workshop hanno utilizzato tecniche di progettazione inclusiva partecipativa e hanno permesso ai partecipanti di acquisire esperienza in metodi di progettazione inclusiva che potrebbero essere applicati al proprio lavoro.
Questo metodo si è dimostrato particolarmente efficace in un paese come la Mongolia dove le intenzioni politiche, anche buone, si scontrano con una situazione sociale e culturale molto particolare che vede una fetta della popolazione ancora dedita alla pastorizia nomade.

Questo progetto è anche un esempio perfetto di come AIFO coopera con gli altri paesi, una cooperazione di tipo circolare e complesso che la vede co-finanziatrice in azioni che coinvolgono Ong (Tegsh Niigem) e associazioni locali (Universal Progress).

Quante sono le persone con disabilità?

Secondo l’Organizzazione nazionale di statistica (NSO), nel 2020 la popolazione totale della Mongolia è di circa 3,3 milioni. Circa il 68% della popolazione vive nelle aree urbane.
Le persone con disabilità censite sono 106.400 circa il 3,3% della popolazione totale.
Le persone con difficoltà di movimento sono 24.000, con disturbi alla vista sono 12.800, con difficoltà di udito 8.700, con disturbi mentali 21.500 (in aumento del 3%).
Questi dati dimostrano che il progetto promosso da AIFO è di vitale importanza dato il gran numero di persone con disabilità che vivono nella capitale.
Ricordiamo che il 13 maggio 2009 il Parlamento della Mongolia ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità con il 100 per cento dei voti. Più recentemente, nel 2016, è stata approvata anche una legge nazionale sui diritti delle persone con disabilità. Tutta questa attenzione è stata favorita anche dal pluridecennale impegno di AIFO nel paese asiatico.

(articolo pubblicato sulla rivista “Amici di Follereau” – marzo-aprile 2021)