Cartoline da Samsun/ Guardo per la prima volta la città

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Samsun è una città lunga, come spesso accade alle città di mare; si srotola lungo la costa del mar Nero con edifici alti e colorati. Percorrendola verso ovest, in direzione di Atakum, l’occhio viene catturato non dal mare ma da una sequela di case nuove, con le ampie vetrate, i balconi abitabili. Sembrano regali appena aperti dalla loro confezione tanto sono nuovi. Ma per chi sono tutte queste case? Chi sono le persone che vi andranno ad abitare? Per adesso poche visto che sembrano semivuote. Stanno diritte sul piano della costa o si inerpicano sulle colline vicine, sembrano anche loro aspettare i loro abitanti che quando arriveranno, svuoteranno altre regioni, forse quelle interne.

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Da bambino ho il ricordo di una città, la mia, in costruzione, tutto un cantiere dove si poteva giocare trovando tubi per le cerbottane e pezzi di ferro. Ma guardando ora la mia città natale, mi rendo conto che quel grande cantiere era solo una briciola rispetto a quello che vedo qua.
Se le case crescono veloci, più lenti sono i lavori nella strade e nei marciapiedi che ancora mancano, ma già si vede l’idea di farli belli, con degli spazi comuni per il gioco o lo svago adulto.

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Poi, quando si volge lo sguardo verso il mare, capisci forse il motivo per cui non ti ha attirato subito: manca l’odore del mare, l’odore di salsedine. I grandi fiumi russi si riversano tutti qui, in questo mare chiuso con un esile sbocco, così l’acqua, se la assaggi, solo un poco è salata.

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